Racconti

Benvenuti in questa nuova pagina del nostro giornalino!

Vi saranno pubblicati alcuni racconti degli alunni della scuola secondaria…. 

Buona lettura!

Carlotta Palumbo

Londra, 12 luglio 1770

Mi chiamo Tom, sono un ragazzo che viene dalla periferia di Londra. Oggi compio 15 anni ed è il giorno più bello della mia vita. Mi sento rinato, anche se, sinceramente, in me non è cambiato proprio nulla. Soliti occhi grandi e neri come il carbone, stesso sguardo curioso e birichino e medesima corporatura snella e slanciata. Forse, se mi guardo bene allo specchio, qualcosa di diverso in me c’è ma non è grazie ad un riflesso che me ne rendo conto. Sto andando incontro a una nuova avventura, anzi se vogliamo dirla tutta alla mia prima avventura: all’avventura della mia vita.

Sento già l’aria sfiorare i miei capelli rosso fuoco e il sale del mare penetrare in ogni angolo del mio corpo. Sto per partire per il Nuovo Mondo, la terra dei desideri, la terra dei coraggiosi in cerca di fortuna. Oggi mi sento proprio forte, mi sento un uomo che finalmente ha in mano le redini del suo destino. Sono al parto e aspetto che la nave passeggeri attracchi. Ormai è questione di minuti, penso. Da quando papà ha venduto tutti i nostri averi per procurarmi un posto nella stiva a incrementare costantemente il motore della nave con il carbone, non possiedo nemmeno più un orologio. Non che mi manchi, intendiamoci, fra poco, quando arriverò nel Nuovo Mondo, avrò così tanti orologi che sarò costretto a regalarli. Quando arriverò nel Nuovo Mondo, sarò finalmente felice e potrò pagare al papà un biglietto come si deve. Ne sono sicuro. Ecco finalmente la nave è arrivata!

In viaggio, luogo indefinito, 13 luglio 1770

È la prima notte che passo qui ed è un inferno. Dormiamo tutti ammassati e ci nutrono con zuppa, se così si può definire, frutto del lavoro di un cuoco che a mio parere ha le idee molto poco chiare su come svolgere il suo lavoro. Tutti si comportano come un’unica entità che si muove simultaneamente. Qui si svolge il proprio lavoro senza obiezioni, lo si fa sempre, incessabilmente. Ho già conosciuto i miei compagni di viaggio e loro, a differenza mia, non nutrono molte speranze sulla riuscita di questo viaggio e si irrigidiscono quando parli loro di libertà. Ne ho conosciuto uno in particolare, Tobias, con cui ho potuto parlare. Lui è sulla nave da molto prima di me, lo potrei definire un veterano. Ha il tipico aspetto intimidatorio, che ti spinge ad allontanarti ma in fondo il suo carattere lo rende più umano di chiunque altro. È muscoloso, molto muscoloso, ha tutti quei muscoli che io non ho. Indossa solo una canotta come tutti noi. Tutti uguali. Qui fa molto caldo persino per indossare quella. Intravedo i suoi tatuaggi ma non faccio domande. Qui dobbiamo essere identici, indistinguibili e così anche la nostra storia, perciò l’unico argomento di cui trattiamo sono le nostre esperienze all’interno di queste stanze buie. Mentre ci prepariamo per una nuova giornata di lavoro Tobias mi confida che ha paura, paura di non rivedere più la sua famiglia, di dimenticarla.

Ed è così che capisco che non siamo tutti uguali, ma siamo tutti esseri umani. Stesse emozioni ma diverse motivazioni, stessi sentimenti diversi ricordi.

In viaggio, luogo indefinito 12 agosto 1770

Oramai manca un giorno, un giorno soltanto e vedrò la luce, vedrò di nuovo il cielo, le sue nuvole e le sue stelle, vedrò il mare, terre sconfinate, grandi città e volti nuovi. Rinascerò, finalmente. Dopo un mese di viaggio ce l’ho fatta. Ce l’ho fatta. Io sono libero. Domani sarò l’uomo che ho sempre sognato di essere. Mi alzo pieno di forza ma noto subito qualcosa di strano, il cuore mi balza in gola e guardo spiritato i miei compagni di viaggio che dormono tutti. Nessuno è sveglio, nessun rumore, movimento o chiacchiericcio. No, solo silenzio. Sento le gambe tremare, quasi mi mancasse il terreno sotto i piedi. Io non sono così, io non ho paura, eppure dentro di me questa sensazione aumenta. Mi sento solo, abbandonato a me stesso. Non mi sento più parte di nulla. Sono vulnerabile, protetto da nessuno. Mi alzo e mi lavo il viso con l’acqua gelida, come ogni singolo giorno da quando sono qui. Poi capisco. Ieri la zuppa aveva un sapore diverso a sentir gli altri anche se secondo me aveva il solito sapore deplorevole e miserabile. Nella zuppa era stato aggiunto qualcosa che aveva reso il sonno dei miei compagni molto profondo: del sonnifero. Penso al perché di questa azione ma non faccio in tempo ad elaborare nemmeno un pensiero che sento dei rumori, subito ritorno al mio posto e fingo di dormire come gli altri. Socchiudo gli occhi e scorgo il capitano portare, a furia di spintoni, una decina di uomini, donne e addirittura qualche bambino rannicchiato dietro i rispettivi genitori. Loro sono diversi da me solo per una cosa, il colore della pelle. Appena il comandante si allontana io mi avvicino al gruppo e pongo delle domande sulla loro storia. Mi raccontano che sono su questa nave dall’inizio del viaggio, sempre nascosti. Senza mangiare nulla a parte pochi avanzi, senza potersi lavare o riposare. Sempre stati qui ma invisibili. Continuano dicendo che la nave compirà una piccola deviazione al mercato degli schiavi perciò era necessario addormentare tutti i passeggeri e i lavoratori poco prima dell’arrivo. Si tratta di una operazione clandestina, troppo grande per me. Ma poi capisco che posso fare qualcosa. Posso fare qualcosa per conquistare la mia libertà come posso assicurarla anche agli altri. Mi viene un’idea. Sveglio tutti i miei compagni versandogli dell’acqua gelida sul corpo, metodo sempre efficace, e propongo loro di cospargerci completamente di cenere di modo da risultare tutti perfettamente uguali. Loro accettano senza esitare perché il dolore e il senso di impotenza l’hanno vissuta sulla loro stessa pelle. È così che dopo poco è impossibile distinguerci e all’arrivo del comandante siamo pronti. Siamo tutti schierati l’uno davanti all’altro e lo costringiamo a non prendere nessuno di noi, con la paura di essere la persona sbagliata. Io non ce l’ho fatta ma ce l’abbiamo fatta. Siamo liberi. Esseri umani che sono un gruppo. Un gruppo apparentemente uniforme e omogeneo. Un gruppo che guarderà lo stesso cielo, le stesse stelle e nuvole, lo stesso mare, la stessa terra, le stesse città e gli stessi volti. Ma un gruppo è formato da individui, tutti diversi, i cui occhi, nonostante vedano tutti la stessa cosa, proveranno emozioni e sentimenti differenti. Questo è sentirsi liberi. Questo è essere liberi.

Un giorno sono andato in chiesa, era buio, non c’era nessuno, era vuota. Mi misi a girare per la chiesa, ad un tratto sentii un pianoforte, andai a vedere, ma nessuno stava suonando quello strumento. In quel momento mi si gelò il sangue, mi sentii come trapassato da qualcosa, corsi … corsi … una macchina mi stava per investire, chiusi gli occhi e … mi passò attraverso. Ero un fantasma. Tornai indietro per capire, poi mi sono ricordato di quella sensazione. Andai a vedere e c’era il mio corpo senza vita. Lì ho capito tutto, quella sensazione era vera, ero morto.

De Montis Davide

Classe 3D

LA FANTASIA
Che cos’è la fantasia?
Una domanda che molte persone, grandi e piccini, si pongono al giorno d’oggi.
Io penso che la fantasia sia la migliore via di fuga, il miglior viaggio che si possa fare
con la mente. La fantasia è quella cosa che anche se sei un adulto ed hai sessanta
anni ti fa pensare che sei bambino, spensierato e felice. La fantasia è l’immaginarsi
di essere in posti inverosimili, dove il tempo non esiste e dove si può essere
qualunque persona o cosa si voglia. La fantasia è quel luogo dove non esistono
regole, non esistono guerre, dove non esiste il razzismo, l’ invidia, ma esiste la
speranza che un giorno quel mondo fantastico possa diventare quella realtà
quotidiana, che ogni uomo sulla terra vive con noia. L’ uomo spesso prova ad
“evadere” dalla vita reale per vari motivi, la maggior parte delle volte perché non
accetta la realtà che lo circonda e si immerge in un mondo parallelo colmo di gioia,
colori, profumi. Poiché ciò che ci circonda spesso è un mondo grigio, nebbioso, triste
e monotono. La fantasia è semplicemente un’ interpretazione migliore della realtà,
dove si possono compiere azioni impossibili. In poche parole la fantasia non ha
confini, e come disse Gabriel Laub “La fantasia è quella cosa che certe persone non
riescono neanche a immaginare”.
Melissa Esposito
3D