Archive For 22 Dicembre 2020

Il presepe alla scuola secondaria

Alessandra Barbieri Bellitti Eugenio,Morale Gabriele,Roiati Beatrice,Mahonudor Shobdho e Tortosa Samuel di 3B scrivono:
“Con l’occasione del Natale e l’aiuto della Prof.ssa Bonsignore, abbiamo realizzato un Presepe con la figura di Maria e di San Giuseppe. Abbiamo dipinto con i colori a tempera le facce; abbiamo utilizzato la paglia per i capelli e barba di San Giuseppe;abbiamo fatto tutto nel giro di un’ora perché non era un lavoro programmato, ma con un pò di creatività e qualche materiale ci siamo riusciti.”
Lungu Ionut, Petrella Lorenzo e Vesica Andrea di 3E scrivono:
“Il 16 Dicembre 2020,io Andrea,e i miei compagni Lorenzo e Ionut e la Prof.ssa Bonsignore, abbiamo realizzato la figura del “Bambinello” per il Presepe in occasione del Natale. É stata un’esperienza carina.”

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Settimana “Libriamoci”

Quest’anno, in occasione della settimana di Libriamoci, le classi terze delle sezioni A e B hanno
accolto l’iniziativa promossa dalla professoressa Pelle, docente di francese, che ha proposto la
lettura di un libro intitolato “Happa No Ko, le peuple des feuilles” di Karin Serres. Questo libro non è
di certo sconosciuto a noi alunni delle classi terze, poiché, già in seconda media, ne avevamo parlato
e disquisito attentamente, sempre durante la settimana di Libriamoci. Infatti, lo scorso anno
abbiamo impiegato molto tempo per entrare nel contesto del libro e per conoscere i personaggi,
tempo trascorso a mio parere in modo molto costruttivo e piacevole che ci ha portati alla
costruzione di un vero e proprio percorso conclusosi con la partecipazione alla manifestazione “Più
Libri, Più Liberi”, fiera nazionale della piccola e media editoria, presso il nuovo centro dei congressi di
Roma, la Nuvola. È proprio qui che noi ragazzi abbiamo incontrato l’autrice del libro alla quale
abbiamo potuto porre tutte le nostre domande ed esprimere tutte le nostre curiosità. L'autrice si è
rilevata molto gentile, genuina e disponibile, tanto che ci ha mostrato anche un suo quaderno per
prendere appunti che l’ha accompagnata durante la stesura del libro.
Abbiamo scelto questo libro perché premiato dall’ Institut Français nell’ambito del progetto “Pepites
Internationales”.
Parlare di questo libro ci ha colpito molto perché si tratta di una vera “Pepite” in quanto libro molto
particolare e sicuramente inusuale! Si tratta infatti di una storia distopica, ambientata in un futuro
lontano che ci fa ragionare, però, su quanto esso sia effettivamente più vicino a noi del previsto.
La vicenda è ambientata tra il Giappone e la Francia, in questo immaginario facenti parte di un unico
grande paese, nel quale, quindi, anche culture diverse si intersecano e si intrecciano con facilità
rendendoci consapevoli che nel mondo le diversità sono infinite ma che, allo stesso tempo, esse
possono vivere in completa armonia. All'interno di questo mondo futuristico, però, viene inserito un
tema a noi molto vicino: l’ambiente. Infatti, i due protagonisti sono dotati di una speciale
caratteristica, quella di avere la mano verde che in Francia corrisponde ad avere il pollice verde,
come spesso diciamo noi italiani per indicare qualcuno che vive veramente in sintonia con la natura
e riesce a prendersene cura con estrema naturalezza e dolcezza.
Si tratta sicuramente di un libro dal significato molto profondo e poetico che vuole farci riflettere
sull’importanza dei piccoli momenti, sull’importanza di alzare lo sguardo qualche volta e ammirare il
mondo circostante staccandoci per un momento dalla vita frenetica, piena e, talvolta, stancante che
conduciamo. Per noi ragazzi di terza è stato di grande aiuto riparlare di questo libro in quanto ci ha
offerto la possibilità di affrontare due importanti tematiche, di cui sicuramente avremo l’opportunità
di trattare durante i nostri esami, che sono l’attenzione per l’ambiente e l’avvicinamento alla cultura
giapponese. Inoltre, rileggere questo testo ci ha permesso sia di avere una visione più matura e
consapevole dei temi affrontati dal libro che di approfondire maggiormente lo stile, la scrittura e la
storia vera e propria del libro, avendone analizzato le descrizioni, i contenuti e le parole.
È stato veramente uno dei progetti più interessanti e coinvolgenti mai affrontati, anche se
fortunatamente posso dire che la nostra scuola promuove moltissimi progetti, tutti altamente
educativi e avvincenti, basta solo cogliervi la bellezza e l’interesse nascerà spontaneamente, senza
alcuno sforzo! Proprio in questo caso la professoressa ha dato spazio alla nostra immaginazione
proponendoci un ulteriore progetto che consisteva nell’inventare una nostra piccola e semplice
poesia ispirandoci agli haiku giapponesi. Per me è veramente di grande sollievo pensare alla scuola
come uno spazio all’interno del quale ogni individuo e, di conseguenza, ogni suo pensiero è ascoltato
e analizzato e dove, tramite la promozione di progetti e laboratori, alunni e professori possono
mettersi in gioco!
Grazie scuola di esistere, di essere un punto di riferimento (e divertimento) per noi alunni, grazie di
essere uno di quei pochi luoghi dove tutti e tutto contano!

 

Carlotta Palumbo

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I.C. BUZZATI e INSTITUT FRANÇAIS: incontro con l’autore a “Più Libri, Più Liberi”

L’I.C. Buzzati, anche quest’anno ha aderito al progetto “Libriamoci: Giornate di lettura nelle scuole”, giunto
alla sesta edizione, secondo le indicazioni del MIUR e all’iniziativa dell’Associazione Italiana Editori
#ioleggoperché a sostegno delle biblioteche scolastiche.
Venerdì 6 dicembre, la partecipazione alla manifestazione “Più Libri, Più Liberi”, Fiera Nazionale della
Piccola e Media Editoria , presso il nuovo Centro Congressi di Roma, La Nuvola, ha costituito un momento
significativo di questo percorso e ha segnato, grazie all’incontro con la scrittrice Karin Serres , ospite della
manifestazione, la conclusione del Progetto “ Les Pépites internationales” dell’Institut Français .
Le classi 2 A e 2 B della Scuola Secondaria hanno partecipato al progetto di lettura che prevedeva l’accesso
alla Culturethèque, la mediateca digitale dell’Institut Français, per esaminare una selezione di opere
destinate a giovani lettori (dai 3 ai 14 anni) e votare la preferita.
Le opere più votate sono state premiate con il titolo di «Pépites internationales» e le attività delle giurie
internazionali, legate ai Centri culturali francesi nel mondo, sono state esposte al Salon du Livre et de la
Presse Jeunesse di Montreuil nel mese di dicembre.
Tra le “pépites” scoperte dalle classi, c’è il bel romanzo di Karin Serres “Happa No Ko, le peuple des
feuilles”, una favola ecologista e poetica ambientata in Giappone.
Una distopia ricca di spunti di riflessione e di interrogativi che abbiamo potuto rivolgere direttamente
all’autrice, Karin Serres, durante l’incontro di venerdì.
La scrittrice, scenografa e regista teatrale, nota in Francia per aver scritto 80 testi teatrali, una ventina di
romanzi e diverse opere per la radio, ha risposto alle domande dei giovani lettori, ha apprezzato i loro
elaborati e raccontato il suo percorso per arrivare alla scrittura.
Ha infine mostrato agli alunni il suo quaderno di appunti (Cahier de voyage) utilizzato durante il soggiorno
in Giappone per raccogliere impressioni e suggestioni che abbiamo ritrovato nel suo romanzo.
La ringraziamo per questo incontro così significativo e ringraziamo l’Institut Français per la bella opportunità offertaci.

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L’ISTRUZIONE, UNA VIA DI SALVEZZA PER LE BAMBINE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

 

Se mi chiedessero chi è Malala Yousafzai, io probabilmente risponderei che Malala è tante cose, che Malala è tutto. Malala è coraggio e paura allo stesso tempo, Malala è forza, Malala è voce, Malala è un essere umano. Nessuno pensa veramente al significato di essere umano e personalmente non attribuirei questo termine a tutte le persone del mondo, perché essere uomo non significa automaticamente essere umani. Essere umano è sinonimo di coraggio, coraggio di immedesimarsi in qualcuno e condividerne, o meglio, capirne, anche se non la si pensa allo stesso modo, i sentimenti, i pensieri, le considerazioni e le idee, subendone le sofferenze e condividendone le gioie. 

Essere un essere umano è molto più complesso che essere un uomo. 

Malala è l’esempio più vero di quanto un uomo possa riuscire effettivamente ad essere umano. Le parole di Malala sono state così incisive nella mia vita tanto da non uscirne più. Ho preso così tanto a cuore le sue considerazioni, che ho ripensato e rimuginato su tutte le sue idee ogni sera prima di andare a dormire, ma mi sono data ben poche risposte, anzi, mi sono sentita impotente, incapace, non necessaria, rispetto a lei che così giovane ha plasmato il mondo. Io vorrei fare, vorrei fare tanto. Vorrei parlare, vorrei far sentire la mia voce, sostenere le mie idee e i miei ideali, avere dei modelli di riferimento, delle certezze e, talvolta, vorrei avere anche il coraggio di mettere in discussione ciò che secondo me non è giusto in questo mondo. Ma io la forza di Malala non ce l’ho. Ho solo una penna e un foglio davanti a me e, come lei dice, anche queste due uniche cose bastano per cambiare il mondo. E allora io ci provo, provo a combattere, ma soprattutto provo ad esprimere il più possibile quanto sia stata importante la sua, che poi solo sua non è, di battaglia. Io non riesco ad immaginare che, da qualche parte nel mondo, una ragazza apparentemente uguale a me conduca una vita completamente diversa. Quella ragazza a quest’ora non sta seduta su una sedia a scrivere un tema sotto il tetto sicuro di una scuola, bensì si ritrova schiava di una vita che non desidera, un futuro che non le spetta ma che è costretta a sopportare. È per questo tipo di ragazze che Malala parla, per quelle ragazze ormai rassegnate che pensano che un’alternativa non esista. Quelle ragazze che vivono di sottomissione, di sacrifici, di lacrime non versate, di parole non pronunciate, di desideri mai esauditi. Quelle ragazze che ora non sono su un banco di scuola a studiare, ma sono obbligate a badare ad un bambino che non erano pronte ad avere, a sistemare una casa che non possono gestire e a soddisfare i desideri di un uomo che le considera poco più di niente. Quelle ragazze vittime imminenti di abusi fisici e psicologici. Quelle ragazze sottoposte a vivere una vita più grande di loro stesse. Quelle ragazze predestinate a diventare proprietà di qualcuno indipendentemente dalla loro volontà. Quelle ragazze che ora sono rinchiuse in un luogo buio a lavorare venendo sfruttate ogni singolo secondo. Quelle ragazze che non sono mai state tali e che non avranno mai la libertà di diventare donne. Malala le ha difese queste ragazze, ha preso a cuore la storia di tutte loro accumunate da un unico punto: la privazione di un diritto primario, quello di andare a scuola. L’andare a scuola è collegato ad una serie di altre possibilità, che una ragazza può intraprendere indipendentemente da ciò che le viene imposto dalla società o dalla sua famiglia. Non voglio immaginare le potenziali ragazze che, se avessero avuto la possibilità, sarebbero potute diventare ingegneri alla NASA, chef stellate, giornaliste, astronaute, archeologhe, manager di famose aziende, zoologhe, imprenditrici, musiciste, campionesse olimpiche, modelle, attiviste, politiche e chi sa quanti altri mestieri. Probabilmente si tratta di milioni di sogni infranti che forse oggi avrebbero fatto la differenza in questo mondo, che poi alla fine tanto moderno e all’avanguardia non è, se poi le persone sono ancora private della libertà di esprimersi e di dimostrare quello che sono e ciò che aspirano ad essere. Per questo Malala è stata così importante nelle nostre vite, ha reso globale un problema che riguardava moltissimi paesi ma che nessuno prima di lei aveva avuto così tanto coraggio di argomentare, parlando all’ONU, ricevendo il premio Nobel per la pace e creando il “Malala Found”, battendosi contro i talebani che le avevano sconvolto la vita, in negativo ma anche in positivo, e le hanno permesso di diventare ciò che è oggi: una donna che lotta per permettere a tutti di avere la possibilità di diventarlo, tramite l’istruzione, che è l’unico mezzo possibile per assicurare un futuro migliore a tutte le ragazze e le bambine che arriveranno dopo di noi.

 

Carlotta Palumbo

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